L’addio alla birra sembra essere una realtà lontanissima, ma è più vicina di quanto si pensi. Ecco la terribile scoperta.
Il cambiamento climatico potrebbe causare la fine della produzione della birra, a dirlo è la scienza. Ecco cosa sta succedendo e quali sono i rischi per luppolo e orzo.
Il cambiamento climatico
Il surriscaldamento globale non ha effetti solamente sui ghiacciai, ma su ogni aspetto della vita e della produzione agricola. L’ultimo allarmante dato infatti arriva dai coltivatori di luppolo e orzo: anche quelli più grandi sono minacciati dal cambiamento climatico e avranno bisogno di ricorrere a nuove strategie per continuare a produrre la quantità di birra che producono attualmente. Il problema principale sta nella scarsa resistenza del luppolo alla siccità, che purtroppo ultimamente è sempre più frequente.
Più le temperature salgono più sarà difficile per i coltivatori di luppolo e orzo riuscire a mantenere gli standard produttivi, e anche le coltivazioni più vaste ed estese rischiano un calo drastico nella produzione nei prossimi anni. Anche i ricercatori stanno cercando di trovare delle soluzioni valide al problema, e quello della birra è solamente uno dei danni che sta provocando il cambiamento climatico, a riprova del fatto che potremmo perdere anche cose che non vengono considerate direttamente legate al clima.
Addio alla birra
La scienza si è pronunciata, e Mirek Trnka, professore presso il Global Change Research Institute ha affermato che “se non agiamo, perderemo anche cose che consideriamo non sensibili o legate al cambiamento climatico, ad esempio. Come la birra”. Trnka ha pubblicato un articolo allarmante su Nature Communications, in cui prevede che i rendimenti europei di luppolo e orzo diminuiranno tra il 4 e il 18% entro il 2050.
Anche in laboratorio quindi si cercano soluzioni per mantenere i livelli produttivi alti e contrastare al meglio gli effetti meteorologici più instabili. Attualmente ci sono in ballo varietà di luppolo migliorate, che possono resistere alla siccità e agli inverni più caldi, e si pensa di aggiungere orzo invernale alla miscela. Inoltre le materie prime dovranno far fronte anche al cambiamento dei parassiti e a una minore irrigazione.
A far emergere questi aspetti è Shaun Townsend, professore associato e ricercatore senior presso l’Oregon State University, che sta lavorando a un progetto volto proprio a migliorare il luppolo: sta sottoponendo il luppolo a uno stress da siccità per cercare di creare, da lì, delle varietà più resistenti. Contemporaneamente sta portando avanti degli esperimenti per la produzione di orzo invernale, che si potrebbe piantare in autunno e potrebbe essere conservato nei campi nei mesi invernali. Non si sa quando i risultati saranno disponibili, ma almeno non dovremo dire addio alla birra!