Il governo ha emesso una decisione che ha suscitato notevole dibattito: la sospensione del trattato di libera circolazione dei cittadini europei e il ripristino dei controlli alle frontiere, una mossa condivisa da altri 10 paesi europei.
La decisione è stata guidata da Giorgia Meloni, che ha annunciato il ripristino dei controlli al confine con la Slovenia “per questioni di sicurezza nazionale” e la sospensione dell’accordo di Schengen.
L’evento scatenante è stato l’attacco di Hamas a Israele, che ha ravvivato la propaganda jihadista e ha evidenziato la crescente minaccia del fondamentalismo islamico in alcune parti dell’Europa. Un attentato con due vittime, perpetrato da un cosiddetto “lupo solitario” a Bruxelles, ha ulteriormente innalzato l’allarme terrorismo. Questo è stato seguito da evacuazioni in diversi aeroporti tra Francia e Belgio a causa di falsi allarmi bomba e dalla chiusura ripetuta del Palazzo di Versailles a causa delle stesse minacce.
Giorgia Meloni, la sua decisione
La Meloni ha spiegato che la decisione è stata presa per motivi di sicurezza nazionale e ha dichiarato di assumersi piena responsabilità per questa scelta. Ha anche comunicato la decisione alle autorità slovene, rinnovando il suo impegno per collaborare nella lotta contro i flussi di migranti illegali.
Il governo ha sottolineato che il livello di minaccia di azioni violente è aumentato anche all’interno dell’Unione Europea, giustificando così la decisione di chiudere i confini con la Slovenia. Si è evidenziato che le attuali misure di polizia alla frontiera italo-slovena non sono sufficienti a garantire la sicurezza richiesta.
Cosa cambierà per chi viaggia
L’Italia non è l’unico paese a sospendere il diritto di libera circolazione dei cittadini europei previsto da Schengen. Altre 10 nazioni, tra cui Germania, Slovenia, Danimarca, Svezia, Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca, Francia e Norvegia (che non fa parte dell’UE), hanno adottato misure simili a causa delle crescenti minacce alla sicurezza.
Il trattato di Schengen, nato nel 1985 come un accordo tra cinque paesi, aveva l’obiettivo di eliminare gradualmente i controlli alle dogane. Ora coinvolge 22 paesi membri dell’UE, escludendo Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda e Romania, ma comprendendo anche alcuni paesi al di fuori dell’UE come Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. La sospensione dell’accordo comporta il ritorno dei controlli dei documenti per i viaggi tra i paesi coinvolti nell’accordo di Schengen.
In Italia, le restrizioni alla circolazione riguarderanno solo il confine con la Slovenia e verranno applicate a partire dal 21 ottobre, con la possibilità di prorogarle in base al Regolamento Ue 2016/339. Si cercherà di attuare i controlli in modo proporzionato, adattato alle minacce e con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci.