l momento, si tratta soltanto di una bozza, ma è stato avanzato un suggerimento di aumento della tassa d’imbarco per porti e aeroporti: ecco come stanno reagendo gli operatori del settore.
Nel 2024, c’è una notizia che potrebbe preoccupare coloro che stanno programmando di viaggiare in Italia: i costi dei biglietti aerei potrebbero subire un ulteriore aumento. L’ultima bozza della legge di bilancio ha introdotto la possibilità per i Comuni italiani con aeroporti di aumentare la tassa d’imbarco di 3 euro per i passeggeri in partenza. Questa proposta ha suscitato una serie di reazioni contrastanti da parte delle compagnie aeree, degli aeroporti e dei viaggiatori.
Aumento della tassa d’imbarco
Secondo la bozza, i Comuni capoluogo delle città metropolitane avrebbero la facoltà di deliberare un incremento dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale, a condizione che tale aumento non superi i 3 euro per passeggero. È importante notare che questa misura non si applicherebbe soltanto ai passeggeri dei voli aerei, ma coinvolgerebbe anche coloro che preferiscono viaggiare via mare.
L’aumento proposto potrebbe far lievitare il costo complessivo dei biglietti fino a 12 euro, rendendo ancora più costoso il viaggio aereo. Questo aumento si sommerebbe ai crescenti costi dovuti all’incremento della domanda di viaggi, all’aumento dei prezzi delle materie prime e del lavoro e alle attuali tensioni geopolitiche.
Come hanno reagito le compagnie aeree e gli aeroporti
Le reazioni delle compagnie aeree non si sono fatte attendere. Ryanair, la compagnia aerea low cost irlandese, ha espresso preoccupazione per l’incremento proposto, che rappresenterebbe un aumento del 50% della tassa d’imbarco. L’amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson, ha dichiarato che un tale aumento avrebbe un impatto negativo sulla connettività dell’Italia e sul turismo a lungo termine. In caso di approvazione della misura, Ryanair potrebbe essere costretta a ridurre l’offerta di voli sul mercato italiano nella prossima stagione estiva.
Anche easyJet, la compagnia aerea a basso costo britannica, ha sollevato dubbi sull’argomento. Un portavoce dell’azienda ha sottolineato che le addizionali comunali rappresentano tasse che influiscono direttamente sui passeggeri e sulle tariffe aeree. Aumentare queste tasse potrebbe quindi compromettere gli sforzi delle compagnie aeree per mantenere i costi dei biglietti aerei a livelli accessibili.
Le reazioni degli aeroporti non sono state meno gravi. Carlo Borgomeo, presidente di Assaeroporti, la principale associazione italiana di rappresentanza degli scali aeroportuali, ha manifestato preoccupazione per la norma proposta. Ha evidenziato che, se entrasse in vigore, potrebbe rappresentare un grave danno per l’intero sistema aeroportuale italiano e per i viaggiatori che sono costretti a sostenere questa tassa. La richiesta di Assaeroporti è quella di una riduzione graduale dell’addizionale comunale su tutti gli aeroporti nazionali, pur garantendo l’euro e mezzo destinato al Fondo del trasporto aereo, che è stato fondamentale per preservare l’occupazione nel settore durante la pandemia.
Alessandro Fonti, presidente di Aicalf, l’associazione italiana delle compagnie aeree low cost, ha commentato che è necessario un intervento da parte del governo per eliminare o almeno ridurre questa tassa. Ha sottolineato che si tratta di una norma che ridurrebbe la domanda di trasporto aereo e danneggerebbe la competitività degli aeroporti e delle destinazioni turistiche italiane rispetto alle numerose altre mete europee.