A partire dall’estate scorsa, precisamente dal primo agosto, il governo ha preso una decisione: obbligare tutti i gestori di stazioni di servizio a esporre all’esterno cartelloni contenenti i prezzi medi del carburante. Questo è stato un nuovo tentativo da parte dell’esecutivo di rendere la comunicazione ai consumatori più trasparente, al fine di evitare speculazioni sui prezzi della benzina, fenomeno a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.
Benzinai contro il Governo
Se inizialmente sembrava un fallimento, il mese scorso abbiamo notato una diminuzione dei prezzi, e per alcuni sembrava dovuta anche a questa iniziativa. Lo ha dichiarato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, sottolineando: “È accaduto ciò che avevamo previsto: non c’è stato un aumento dei prezzi, non c’è stato un livellamento verso l’alto, ma al contrario, è sceso verso il basso“.
Ma a differenza di quanto dichiarato da Urso, la nuova regola sembrava essere inizialmente un insuccesso. Durante l’estate del 2023, infatti, non abbiamo notato alcun impatto positivo sui listini. Prima dell’obbligo imposto ai distributori di benzina, c’erano molte perplessità da parte degli esperti e delle associazioni dei consumatori. Molti dubbi sono stati parzialmente smentiti, ma non da tutti.
Il Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, considerava l’esposizione dei cartelloni praticamente inutile, affermando che se doveva servire a ridurre i prezzi, è stato un fallimento.
Il Ministro Urso sembrava soddisfatto dell’iniziativa governativa, ma ora si trova di fronte a una novità: la resistenza dei gestori di stazioni di servizio contro l’obbligo, che considerano eccessivo e inutile. Il primo round è stato vinto dai gestori, grazie a una sentenza del Tar del Lazio.
La sentenza
Secondo quanto riportato dall’ANSA, la sentenza ha annullato il decreto ministeriale del 31 marzo che stabiliva le modalità di comunicazione dei prezzi. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha chiesto l’intervento del Consiglio di Stato per sospendere gli effetti della sentenza. Il Tar ha accolto il ricorso delle associazioni dei gestori, sostenendo che mancava la necessaria comunicazione al presidente del Consiglio dei Ministri e il parere del Consiglio di Stato.
Il presidente di Fegica, Roberto Di Vincenzo, e il presidente di Figisc, Bruno Bearsi, ritengono che i gestori abbiano ora la vittoria in mano, poiché sono stati ingiustamente accusati di speculazioni e truffe sui prezzi.
Il Ministro Urso non si arrende e crede fermamente nell’obbligo dei cartelloni introdotto poco più di tre mesi fa. Gli esercenti che gestiscono stazioni di rifornimento devono rispettare l’obbligo di esporre e aggiornare quotidianamente i prezzi praticati, oltre a quelli medi nazionali per i distributori autostradali e regionali per gli altri.
L’obbligo comporta sanzioni significative per chi non lo rispetta, con multe che vanno da un minimo di 200 a oltre 2.000 euro e la possibilità di sospensione dell’attività. Secondo il Ministero, questo provvedimento è efficace e ha portato a una “continua e progressiva discesa dei prezzi”. Ma le associazioni dei consumatori non sono convinte e ritengono che la sentenza del Tar possa causare improvvisi aumenti dei prezzi alla pompa.