La shrinkflation sta colpendo sempre più prodotti all’interno dei supermercati italiani. Vediamo di cosa si tratta e cosa fare.
Stesso prezzo ma prodotto rimpicciolito. No, non è una nostra impressione: è la shrinkfkation. In questo articolo vi sveliamo quali sono i prodotti maggiormente colpiti, tutto a discapito del consumatore.
Il termine “shrinkflation” deriva dall’unione di due parole inglesi: “shrink” che significa restringere e inflation che vuol dire inflazione. In termini pratici un prodotto viene rimpicciolito pur mantenendo lo stesso prezzo o, addirittura, aumentando.
Questo fenomeno è sempre più frequente nei nostri supermercati. Pochi di noi ci fanno caso quando fanno la spesa e se ne accorgono solo una volta arrivati a casa. Ma in tempi di carovita come quelli che stiamo vivendo è fondamentale fare attenzione ad ogni dettaglio per non sprecare nemmeno un centesimo.
Ecco i prodotti colpiti da shrinkflation
Il nome suona strano ma il fenomeno è comunissimo e, soprattutto, ha colpito alimenti che acquistiamo praticamente tutti i giorni. Rendersene conto non è sempre facile: un po’ perché facciamo la spesa sempre di corsa e un po’ perché, quasi sempre, la differenza di peso è minima. L’associazione dei consumatori Altroconsumo ha stilato una classifica dei prodotti che sono stati colpiti dalla shrinkflation.
Il fenomeno della Shrinkflation può avere due volti: prodotti rimpicciolito ma con lo stesso prezzo oppure prezzo più alto per determinate varianti del medesimo prodotto. Negli ultimi mesi, stando all’indagine di Altroconsumo, si sono ‘ristretti’ i seguenti prodotti:
- il formaggio spalmabile Philadelphia light è passato da 200 a 190 grammi;
- i biscotti Krumiri Bistefani sono passati da 300 a 290 grammi;
- i fazzoletti usa e getta sono passati da dieci a nove per ogni pacchetto;
- il detersivo per i piatti Nielsen è passato da 1 litro a 900 ml ed è aumentato di prezzo del 23%;
- i cereali Special K di Kellogs sono diminuiti di 50 grammi ma il prezzo è salito del 45%.
Ci sono poi prodotti che hanno ristretto le confezioni e aumentato i prezzi su varietà specifiche: è il caso delle Gocciole della Pavesi e della pasta Barilla. Le Gocciole Caramel, ad esempio, pesano solo 300 grammi contro i 500 grammi delle Gocciole normali ma costano il 116% in più. Stesso discorso per la pasta Barilla tagliata al bronzo: confezione da 400 grammi a 1,35 euro mentre la pasta Barilla tradizionale costa 0,99 euro per 500 grammi.
Anche il caffè Splendid Espresso costa il 20% in più rispetto al tradizionale; i biscotti Galbusera Più integrali segnano un + 46% rispetto a quelli non integrali mentre i Galbusera Magretti con gocce di cioccolato costano il 19% in più. Infine le sfoglie Gran Pavesi alle olive sono in una confezione più piccola ma più cara del 32%.