Ecco quali sono i 3 strumenti che usa il fisco per stanare gli evasori. Non c’è scampo per nessuno!
E’ ormai superata l’idea che dietro agli accertamenti fiscali ci sia un impiegato che si mette a scartabellare tutte le dichiarazioni dei redditi per trovare incongruenze sospette. Oggi il Fisco utilizza dei sistemi automatizzati di rilevamento di movimenti sospetti di denaro, e di poca linearità tra entrate dichiarate e uscite.
Il redditometro
Questo è sicuramente il software più noto dell’Agenzia delle Entrate, che se ne avvale per trovare gli evasori fiscali tra tutti i contribuenti. Il suo funzionamento è molto semplice: confronta le spese sostenute durante un periodo d’imposta (un anno solitamente) e i redditi in entrata dichiarati. Se da questo controllo risultasse che le uscite superano di più del 20% le entrate, scatta immediatamente l’allarme, e il Fisco chiederebbe spiegazioni sulla provenienza dei soldi utilizzati per sostenere quelle spese eccedenti il reddito.
Gli acquisti e i movimenti che fanno scattare il redditometro sono quelli relativi ai beni considerati di lusso, come macchine costose, canoni di locazione al di sopra del proprio stile di vita, immobili e viaggi esosi. L’Agenzia delle Entrate viene avvisata di queste spese perchè per sostenerle si deve fornire il proprio codice fiscale, che è una vera e propria targa che ci accompagna per tutta la nostra vita e ci “traccia” in modo univoco.
Prima di effettuare controlli inutili però, il Fisco deve tener conto anche di un’altra cosa, specificata dalla Cassazione: gli eventuali contributi di familiari e conviventi. In questo modo si può spiegare facilmente l’acquisto di un motorino da parte di un ragazzo che non percepisce reddito. Per evitare ogni tipo di dubbio, è preferibile che queste transazioni di denaro siano fatte in modo tracciabile, ossia tramite bonifico o assegno non trasferibile.
Ecco un esempio di spesa sospetta, che fa scattare un controllo: un contribuente dichiara di avere come unica entrata uno stipendio di €900 e poi fa una vacanza da €6000, una settimana bianca da €2000 e acquista una macchina da €30.000. E’ chiaro che i conti non tornano e l’Agenzia delle Entrate convocherà la persona per chiedere delucidazioni circa la provenienza dei soldi utilizzati per sostenere quelle spese, e il contribuente dovrà fornire le dovute prove di legittimità delle entrate.
Il risparmiometro
Analogo al redditometro per funzionamento, il risparmiometro non prende in esame le spese, ma i risparmi. Monitora quindi la corrispondenza tra i risparmi e il reddito dichiarato.
Ecco un esempio: un contribuente dichiara come sua unica entrata uno stipendio da lavoro dipendente e poi svolge una seconda attività remunerativa non dichiarata, e che non versa sul conto corrente. La persona utilizza queste entrate per far fronte alle spese quotidiane quali supermercato, abbigliamento ordinario e benzina. A fine anno risulta che il contribuente non ha mai fatto un prelievo, e questo è certamente insolito: come può mantenere se stesso e la sua famiglia senza mai prelevare soldi dal conto corrente su cui arriva la sua unica entrata dichiarata?
L’anagrafe dei conti correnti
Il Registro dei rapporti finanziari, comunemente detto “anagrafe dei conti correnti”, non è altro che un enorme database in cui le banche inseriscono annualmente tutte le informazioni in loro possesso sui conti correnti aperti presso i loro istituti. Questo vuol dire che attraverso questo registro, l’Agenzia delle Entrate è in grado di sapere tutto ciò che un contribuente fa con i propri soldi, dai versamenti ai bonifici, dai prelievi al saldo conto.
Se si incappa in un controllo fiscale, è bene sapere che il Testo Unico sulle imposte e sui redditi prevede un’inversione dell’onere della prova. Questo vuol dire che deve essere il contribuente a dimostrare che i bonifici o versamenti in entrata sul proprio conto corrente sono esentasse, quindi derivanti da donazioni o redditi già tassati alla fonte, come ad esempio una vincita al gioco. Se questa prova non viene fornita, scatta il controllo fiscale!