Gambero Rosso ha recentemente sollevato delle questioni riguardo il caffè a Napoli, suggerendo che potrebbe non essere sempre all’altezza della sua fama.
Il caffè preso al bar è diventato una tradizione radicata per molti italiani che non riescono a rinunciare a questa abitudine. Napoli, in particolare, ha fatto del caffè un vero e proprio culto. Questa città, con una lunga tradizione nella preparazione del caffè, è famosa per offrire ai visitatori un momento di pausa per gustare un espresso. Ma secondo Gambero Rosso, c’è un lato meno positivo da considerare riguardo al caffè napoletano.
Napoli è spesso chiamata “la città del caffè” poiché il rituale del caffè al bar, servito con un bicchierino d’acqua, è una parte integrante della cultura locale. Questo rito del caffè è una tradizione storica, paragonabile in importanza alla pizza. Il caffè non è riservato solo al mattino, ma viene consumato durante tutto il giorno, essendo considerato un momento di socialità e convivialità. Gli abitanti di Napoli attribuiscono un grande valore al caffè, come dimostra la tradizione del “caffè sospeso,” nata durante la Seconda Guerra Mondiale. Le persone potevano acquistare due caffè al bar, consumarne uno e lasciarne uno pagato per chi non poteva permetterselo.
La fama del caffè napoletano ha varcato i confini nazionali, e la Campania lo ha addirittura proposto come candidato al Patrimonio Unesco. Ma Gambero Rosso sostiene che la qualità del caffè napoletano potrebbe non essere all’altezza delle aspettative. Molti bar in città servono caffè spesso bruciato e preparato con chicchi di varietà robusta di bassa qualità. Gambero Rosso suggerisce che la narrativa romantica attorno al rito dell’espresso al bar non rifletta necessariamente la vera qualità del caffè napoletano. Questa situazione non è unica a Napoli, ma è riscontrabile anche in altre città italiane, che semplicemente non hanno costruito la propria reputazione intorno al caffè.
Vale la pena notare che il caffè a Napoli ha una storia che risale al XVIII secolo, grazie a Maria Carolina D’Asburgo Lorena, che lo introdusse a Napoli dopo il suo matrimonio con re Ferdinando IV di Borbone nel 1768. Con il tempo, l’arte di preparare il caffè a Napoli è stata affinata, e ora Napoli è conosciuta per offrire uno dei caffè meno costosi d’Italia.
La preparazione del caffè napoletano ha regole importanti, tra cui la scelta della miscela (arabica o robusta), la temperatura della tazzina (che deve essere calda) e l’uso dell’acqua. Altri dettagli chiave includono il tempo di preparazione e il colore del caffè. Il clima ha anche un’influenza sull’aroma del caffè, poiché le condizioni climatiche possono influire sulla macinazione dei chicchi. Infine, il caffè deve essere servito con un bicchierino d’acqua come tradizione.