Entro i prossimi due anni, il mondo e l’umanità scompariranno, questa è la previsione agghiacciante di un esperto che suscita preoccupazioni e riflessioni sulla sorte imminente del nostro pianeta.
Le ipotesi sulla conclusione dell’esistenza terrena si susseguono di secolo in secolo con una frequenza e regolarità peculiari: un fisico ha formulato l’idea che l’estinzione dell’umanità sia imminente, prevista per il 2026. Attraverso una formula, lo scienziato ha individuato il punto di rottura per la crescita della nostra specie. È questo motivo sufficiente per iniziare a nutrire preoccupazioni genuine o, come spesso accade, è solo un’altra previsione destinata a non realizzarsi? Questa volta, comunque, non è una visione profetica.
Il mondo e l’umanità spariranno: il teorema di Heinz von Foerster
Se le teorie sulla fine del mondo hanno un carattere più scientifico e meno profetico, allora il segnale d’allarme è ancor più serio. Dai tempi del filosofo britannico Thomas Robert Malthus, vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, gli studiosi avvertono che se la razza umana non modera la sua crescita, supererà l’offerta alimentare disponibile.
Fino ad ora, tutte le date proposte dai catastrofisti sono state smentite dai fatti. Nei paesi più avanzati, la tecnologia alimentare ha sempre tenuto testa alla crescita demografica, mentre le regioni meno sviluppate hanno subito i contraccolpi della sovrappopolazione.
Oggi, le parole del fisico e filosofo austriaco Heinz Von Foerster, scomparso nel 2002, tornano più rilevanti che mai. Nel novembre del lontano 1960, pubblicò un articolo in cui, attraverso complesse equazioni matematiche, prevedeva il destino della specie umana con la crescita demografica esponenziale degli ultimi duemila anni.
Secondo Von Foerster, l’umanità è destinata a estinguersi in una data calcolata con precisione, molto vicina a noi: il 13 novembre 2026.
La previsione era basata su calcoli matematici e suggeriva che la crescita demografica inarrestabile avrebbe portato al collasso. La teoria si fondava sull’idea che la prosperità avrebbe condotto alla morte.
Assumendo che l’umanità non si autodistruggesse con la bomba atomica e che le risorse alimentari rimanessero intatte, lo scienziato ipotizzò che la popolazione umana sarebbe cresciuta al punto da autodistruggersi. Il culmine previsto era il 13 novembre 2026. Von Foerster affermò: “I nostri pronipoti non moriranno di fame. Saranno schiacciati a morte”.
Dal 1960, la popolazione mondiale è effettivamente raddoppiata, passando da 3 a 8 miliardi. La crescita demografica è innegabile, e Foerster ha visto giusto da questo punto di vista. Ma la realtà è più complessa, la popolazione continua a crescere, ma non al ritmo previsto dallo studioso che non aveva considerato molte variabili.
Le politiche demografiche per evitare la catastrofe
La crescita della popolazione mondiale ha rallentato nei paesi più sviluppati a causa della crisi economica, che rende difficile avere figli. Alcuni paesi negli ultimi decenni hanno dovuto affrontare il problema opposto, implementando politiche demografiche per limitare le nascite.
Affermare che l’umanità si estinguerà nel 2026 è sicuramente un’affermazione esagerata, ma è evidente che i flussi migratori causati dai cambiamenti climatici e dalla scarsità di risorse, insieme a carestie, siccità e guerre, potrebbero mettere in ginocchio interi sistemi economici, con ripercussioni globali già visibili nel presente.