Il viaggio di ritorno a volte ci sembra più breve anche di un quarto del tempo percorso. Ecco i motivi spiegati dagli scienziati
“Abbiamo andate e ritorni violenti, o troppo accesi o troppo spenti” cantava, qualche anno fa, Luciano Ligabue in uno dei suoi più grandi successi. Ma, soprattutto, aggiungiamo noi, abbiamo ritorni che sembrano durare meno del viaggio d’andata. Non avete mai provato questa sensazione? Sicuramente sì. E se finora non ve la siete mai spiegata, ecco cosa ci dice la scienza.
Accade soprattutto con i viaggi in macchina. Hanno sempre il loro fascino, diciamocelo. I viaggi on the road, celebrati da libri, canzoni e film continuano a essere, ancora oggi, tra i più gettonati, sia dalle coppie, ma anche dai gruppi di amici. E, in questi contesti, il viaggio di ritorno quasi sempre ci appare come più breve.
Ovviamente non ci riferiamo a eventuali situazioni contingenti, quali possano essere maggiori pause lungo il tragitto, oppure un traffico stradale più o meno intenso. Intendiamo dire che, a parità di condizioni, il viaggio ci sembra più breve: sensazione che sicuramente chiunque avrà provato almeno una volta, anche quando si effettua un percorso diverso. Secondo gli studi, il viaggio di ritorno fa percepire la strada del ritorno come più breve del 17-22% rispetto a quella dell’andata, Ecco i motivi spiegati dalla scienza.
Ovviamente, va detto preliminarmente che si tratta di una illusione. Una spiegazione banale potrebbe essere data dal fatto che notiamo il viaggio come più rapido perché abbiamo imparato meglio la strada. Troppo semplicistico, la realtà è un’altra ed è stata oggetto di studio, tanto in Olanda, quanto negli Stati Uniti, analizzando quello che viene definito “effetto del viaggio di ritorno”.
Si tratta di un meccanismo psicologico che si innesca con la voglia della scoperta, l’eccitazione di arrivare nel luogo dove ci dobbiamo dirigere, per lavoro o per vacanza. Tutto questo ci porta a sottovalutare la distanza da percorrere e il tempo sembra allungarsi. Al ritorno, invece, le nostre aspettative sono tendenzialmente più basse, per cui ci concentriamo maggiormente sul percorso, arrivando a previsioni e percezioni più realistiche.
Ma attenzione, il nostro cervello si abitua facilmente e così, la scienza ci dice che questa percezione si attenua durante i viaggi frequenti come quelli dei pendolari che si spostano quotidianamente per lavoro. E la ripetitività del percorso a farci avere aspettative più accurate e realistiche rispetto al percorso. Gli scienziati che studiano i fenomeno cognitivi assimilano tutto ciò a quell’effetto che abbiamo quando vediamo un film per la seconda la seconda visione sembra sempre più veloce rispetto alla prima