Negli ultimi giorni non si parla d’altro: il granchio blu ha invaso l’Italia e non si pesca altro. Perchè sono tutti così preoccupati?
Il granchio blu
Il granchio blu è una specie proveniente dalla costa dell’Oceano Atlantico occidentale, e si pensa sia arrivato fin qui tramite l’acqua di zavorra delle navi. La sua storia italiana però non è così recente come si può pensare, ma i primi avvistamenti risalgono al 1949, quando appare la prima segnalazione in Laguna di Venezia. La sua diffusione ha preso piede nei primi anni 2000, ma quello a cui stiamo assistendo in questo periodo è una vera e propria invasione.
I danni dell’invasione
Il granchio blu è una specie aliena nel Mar Mediterraneo, ma soprattutto invasiva, e sta danneggiando diverse produzioni, come quella della vongola filippina, in particolare in Emilia Romagna e Veneto. Questo granchio si trova principalmente negli ambienti di transizione e vicino alle foci dei fiumi, e quello che preoccupa è il fatto che sia un predatore vorace. Le sue vittime preferite sono i molluschi, ma non mancano pesci e telline.
I danni che sta provocando sono importanti e da non sottovalutare, in quanto le lagune dove si sta diffondendo maggiormente sono quelle che ospitano una considerevole quantità della produzione nazionale ed europea di molluschi bivalvi.
Inoltre c’è anche il rischio ambientale: quello che si sta riscontrando infatti è la diminuzione di altre specie di granchi, bivalvi e pesci nostrani.
Cosa si sta facendo per risolvere il problema
Quello in corso è un tentativo di ridurre la popolazione di questo granchio: sono state date delle autorizzazioni sia in Emilia Romagna che in Veneto, le zone più colpite, per operare una raccolta d’emergenza di granchi blu. Nel Polesine è stato autorizzato temporaneamente uno speciale attrezzo per la raccolta.
Nella gestione ordinaria ad essere pescati erano solamente gli esemplari maschi più grandi, che pesano all’incirca mezzo chilo l’uno, mentre venivano scartate le femmine e gli esemplari più piccoli, perchè non adatti al commercio. Essendo però questa una situazione di emergenza, si è deciso di fare una pesca indifferenziata, e di smaltire successivamente gli esemplari che non hanno mercato, con tutti i relativi costi annessi, che saranno sostenuti dal Governo, grazie al Decreto Omnibus.
La cosa certa è che, dato il numero di esemplari presenti in Italia, il granchio blu non scomparirà, quindi si devono attuare tecniche di contenimento per riuscire a trovare un equilibrio tra questa specie, le altre specie e le produzioni ittiche italiane.
Non solo aspetti negativi
Il granchio blu può però essere anche una risorsa. Il suo valore commerciale può raggiungere i €15 al chilo e, sebbene la sua presenza nei ristoranti sia ancora limitata, sta iniziando ad aumentare e ad essere apprezzata sempre di più dai consumatori.
Questa specie è entrata tra le specie commerciali nazionali nel 2017 e stanno anche nascendo delle startup per valorizzare questo prodotto: tra i vari progetti si pensa di utilizzarlo come mangime, o di esportarlo negli Stati Uniti, dove il mercato è già sviluppato.
Negli Stati Uniti questa specie rappresenta una punta di diamante dell’offerta di baie e golfi, ed è stata sviluppata anche un’industria che si occupa della trasformazione. Dato lo sfruttamento massivo però, negli States si affronta il problema inverso all’Italia: ci sono sempre meno granchi blu!
La commercializzazione del granchio blu italiano potrebbe quindi restituire una parte delle perdite che lo stesso ha causato ai pescatori più danneggiati.