In Italia, si sta verificando un grande crollo delle nascite e una diminuzione dei residenti, e questa tendenza è particolarmente preoccupante per una specifica regione, che si trova in una situazione estremamente difficile.
La diminuzione della natalità, l’aumento degli immigrati e la diminuzione degli emigrati, insieme al declino demografico più marcato nel Mezzogiorno e all’aumento della popolazione straniera residente, sono i principali dati rivelati dall’Istat riguardanti la popolazione italiana nel 2024.
Queste informazioni sono cruciali perché forniscono una base fondamentale per la pianificazione e la gestione efficiente delle risorse e delle politiche pubbliche, contribuendo al benessere generale della società.
Analizzando il report demografico Istat del marzo 2024, si osserva che la popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2024 è di 58 milioni 990mila persone, con una diminuzione di 7mila rispetto all’anno precedente (-0,1 per mille). Il rallentamento del calo demografico, già evidente nel 2022 (-33mila unità), continua, con variazioni differenziate tra le regioni: crescita nel Nord (+2,7 per mille), diminuzione consistente nel Mezzogiorno (-4,1 per mille) e stabilità nel Centro (+0,1 per mille).
A livello regionale, si registrano aumenti significativi in Trentino-Alto Adige, Lombardia ed Emilia-Romagna, mentre Basilicata e Sardegna sono le regioni più colpite dalla diminuzione della popolazione.
Questi dati sono fondamentali per la pianificazione delle risorse, lo sviluppo di politiche sociali ed economiche, la sostenibilità ambientale e la pianificazione territoriale e urbana.
La tendenza alla diminuzione delle nascite continua nel 2023, con soli 379mila bambini nati, segnando l’undicesimo anno consecutivo di calo. Nonostante una riduzione dei decessi, il saldo naturale rimane negativo.
Ma le nascite da parte di migranti e l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte degli stranieri contribuiscono a mantenere un equilibrio demografico, riducendo la pressione sul sistema previdenziale italiano.
La contrazione della fecondità riguarda sia le donne che gli uomini, con un calo del numero medio di figli per donna in tutte le regioni. La posticipazione delle nascite è un fenomeno significativo che influisce sulla riduzione della fecondità.
Questi cambiamenti demografici hanno anche un impatto sull’età media della popolazione, che nel 2024 raggiunge i 46,6 anni, con un aumento di due punti decimali rispetto all’anno precedente.
Un’età media elevata può portare a sfide per la sostenibilità del sistema previdenziale e sanitario, oltre a influenzare negativamente la crescita economica.
È necessario adottare politiche mirate per sostenere la natalità e affrontare le complessità legate ai cambiamenti demografici, altrimenti potrebbero verificarsi gravi conseguenze economiche, sociali e demografiche a lungo termine per l’Italia.