L’UE ha dato l’ok sulla legge di tutela dei rider, ma esclude alcune categorie. Ecco cosa cambia e quali sono le nuove norme.
La prima legge europea per il settore dei rider è in fase di nascita, poichè il Consiglio Europeo ha approvato l’accordo provvisorio per introdurre delle nuove norme a tutela dei lavoratori di questo settore: ecco cosa cambierà e chi è rimasto escluso.
Legge di tutela dei rider
Dopo un periodo prolungato di stallo, finalmente il Consiglio Europeo ha approvato l’accordo provvisorio che vuole introdurre la prima legge di tutela dei rider, una categoria di lavoratori che è cresciuta con le consegne a domicilio e che sempre più chiede di essere ascoltata e protetta. Si tratta ancora di un accordo provvisorio, ma le cose si stanno muovendo e con la nuova legge le condizioni lavorative cambieranno per più di 28 milioni di dipendenti di piattaforme come Uber e Deliveroo.
Nel corso degli ultimi anni questa categoria di lavoratori si è espansa a dismisura, soprattutto con la pandemia, che ha fatto vivere al delivery un vero e proprio boom, e il trend non sembra fermarsi. Infatti, stando alle stime, solo nel 2025 il numero di rider salirà a 43 milioni in tutta Europa, per cui una legge era davvero necessaria. Purtroppo però, da questo accordo restano esclusi parecchi lavoratori, vediamo nel dettaglio cosa cambierà.
Le nuove norme
La nuova legge è volta a tutelare tutti i lavoratori delle piattaforme digitali, soprattutto dal punto di vista contrattuale, per evitare evasione e sfruttamento. La Spagna è stata d’ispirazione, e l’UE ha preso spunto dalla sua legislatura per aumentare le tutele dei lavoratori della cosiddetta gig economy e che svolgono mansioni da freelance. A seguito della sua entrata in vigore, gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno stabilire una presunzione legale relativa dell’occupazione a livello nazionale.
Detta in parole povere, saranno le singole aziende a dover provare che i lavoratori non sono assunti con contratto da lavoratori dipendenti. Inoltre le aziende sono obbligate a prevedere un supervisore che controlli i sistemi automatizzati, per permettere ai dipendenti di contestare le decisioni automatizzate, cosa che attualmente non gli è possibile fare. Le norme da seguire saranno rivolte anche all’uso dell’intelligenza artificiale e alla portabilità dei dati dei dipendenti, ma da tutte sono attualmente esclusi i tassisti.
Dopo l’accordo provvisorio quindi c’è chi esulta per il risultato raggiunto dopo ben 2 anni di trattative, e chi non è soddisfatto per tutte le cose che invece sono rimaste fuori dal testo, come appunto il settore dei taxi.