Giorgia Meloni si vede costretta a fare un passo indietro riguardo alla Manovra dichiarata “inemendabile”, dando luogo a un cambiamento radicale di prospettiva e approccio.
Alla fine, Giorgia Meloni e il suo governo hanno dovuto fare marcia indietro sulla legge di Bilancio, rinunciando a uno dei principali dettami che avevano imposto alla Manovra, la quale sta ormai per giungere al termine. Quella che sembrava un’inamovibile Finanziaria è stata alla fine soggetta a modifiche, dopo un lungo braccio di ferro e reciproche frecciate tra la premier e i suoi colleghi di governo. Meloni è stata costretta a cedere in vista del 2024, poiché la proposta, senza il consenso degli altri partiti, aveva poche probabilità di essere approvata così com’era.
Così è stato necessario un processo di “taglia e cuci”, resosi obbligatorio a seguito delle tensioni in Forza Italia e Lega. Una riunione tra i tre partiti si è protratta, addirittura, con momenti di tensione a Palazzo Madama.
Quanto alla Manovra, presentandola inizialmente, Giorgia Meloni aveva promesso fermezza alla destra, desiderosa di coesione sulla Finanziaria appena approvata, pronta ad essere presentata in Parlamento nei giorni successivi. A metà ottobre, aveva dichiarato categoricamente “nessun emendamento”, ma due mesi dopo ha dovuto cambiare idea. La decisione di blindare la Manovra si è rivelata infelice per Meloni e Giorgetti, costretti a fronteggiare non solo l’opposizione, ma anche le lamentele degli alleati.
Sia da Forza Italia che dalla Lega, il monito è stato sempre lo stesso: apertura. Un braccio di ferro protrattosi settimane, quasi mesi, ha portato a uno scontro tra le parti. Solo martedì 12 dicembre si è giunti a un accordo dopo una riunione animata in Senato. La tensione era palpabile nei corridoi, ma alla fine si è raggiunto un compromesso.
La palla è passata all’ufficio di presidenza della commissione Bilancio, dove i rappresentanti dei vari partiti hanno depositato 17 emendamenti durante la notte tra martedì e mercoledì, un numero considerevole per una legge di bilancio che avrebbe dovuto essere “inemendabile”.
Questo continuo tira e molla ha danneggiato la Manovra, rendendo inevitabile uno slittamento di una settimana nelle tempistiche previste dal Senato. L’approvazione, inizialmente programmata tra il 18 e il 19 dicembre, sarà ora difficile prima del 23 dicembre. Successivamente, la Camera dovrà affrettarsi per confermare il voto favorevole tra il 27 e il 30 dicembre, giusto in tempo prima della scadenza del 31.
Questo stallo non ha giovato ai rapporti interni del governo, con Lega e Forza Italia che hanno risentito dell’atteggiamento di Fratelli d’Italia, il partito della premier.