La NASPI, l’indennità che l’INPS eroga ai lavoratori che perdono il loro posto, rischia di andare perduta per molti italiani.
Con il termine NASPI si indica l’indennità che l’INPS eroga ai lavoratori nel momento in cui perdono involontariamente il loro posto di lavoro.
La quota elargita corrisponde di media al 75% dello stipendio medio utile ai fini previdenziali, preso dal lavoratore negli ultimi 4 anni di lavoro.
La durata della NASPI invece è pari alla metà delle settimane lavorate nei 4 anni precedenti ed utili alla nuova indennità.
La durata però non è l’unico elemento temporale importante quando si parla di NASPI. Le tempistiche infatti sono tanto essenziali da rischiare di divenire motivo per una temuta perdita dell’indennità.
Pochi italiani lo sanno ma il rischio di perdere la NASPI è più concreto che mai.
NASPI, ecco perché rischiamo di perderla
Molti disoccupati, ignari delle rigide tempistiche governano questa misura, corrono il serio rischio di perdere discrete somme o, addirittura, intere mensilità di NASPI.
Per prendere la NASPI la domanda va presentata entro i primi 68 giorni da quando il lavoro è stato perduto: trascorso tale termine, la NASPI decade e l’ex lavoratore non potrà più presentare la domanda. Ma l’importanza delle corrette tempistiche non è finita qui.
Il lavoratore percepirà la NASPI a partire dal primo giorno successivo a quello in cui si presenta domanda. Ma per non perdere giorni c’è un altro termine da osservare, un termine da 8 giorni.
Se infatti si presenta la domanda entro i primi 8 giorni dalla perdita del lavoro, il disoccupato ha diritto alla NASPI proprio a partire dall’ottavo giorno dopo il licenziamento. Un’ottima via per perdere quanti meno giorni possibile.
Ricordiamo inoltre che la NASPI si bloccherà non appena il lavoro verrà ritrovato. Per perdere dunque meno giorni possibili tra i due lavori, il vecchio e il nuovo, è importante procedere alla presentazione della domanda quanto prima possibile. Un ritardo significa soldi gettati al vento e, certo, in un momento di disoccupazione sarebbe decisamente meglio evitare simili banali scivoloni.