Pensione e lavoro all’estero: ecco cosa deve fare chi deve andare in pensione e non vuole perdere la contribuzione estera.
Al giorno d’oggi lavorare all’estero non è più raro come in passato, e molti lavoratori accumulano una contribuzione estera. Quando devono andare in pensione però, la situazione può farsi complicata. Ecco cosa bisogna fare per non perdere gli anni di contributi versati all’estero: scegliere la totalizzazione.
Pensione e lavoro all’estero
Quando in passato qualcuno lavorava all’estero e poi tornava in Italia per richiedere la pensione, secondo il principio di territorialità doveva seguire le regole pensionistiche del Paese in cui aveva lavorato. Questo, data la mobilità lavorativa odierna, non è più possibile da fare poichè le cose si sono complicate parecchio. Per esempio, si può lavorare in Paesi diversi, lavorare anche contemporaneamente in più Paesi e tanti altri casi ibridi. Questo ha portato i Governi alla necessità di trovare una soluzione, e il principio di territorialità non esiste più.
Di conseguenza, un lavoratore che nella sua vita ha lavorato all’estero, oggi può avere una pensione unica in Italia, sfruttando anche i contributi versati al di fuori del territorio italiano, che comunque non possono andare persi. Lo strumento a disposizione di questi lavoratori è la totalizzazione dei periodi assicurativi. Vediamo insieme in cosa consiste e quali sono le sue caratteristiche.
Totalizzazione e pensione più alta
La totalizzazione contributiva è lo strumento che permette ai lavoratori di sommare i periodi di contribuzione effettuati all’estero per raggiungere il diritto alla pensione nel loro Paese di origine. La totalizzazione è molto semplice tra gli Stati membri dell’Unione Europea, mentre diventa più complicata quando coinvolge paesi al di fuori dell’UE, poichè in questi casi è ammessa solamente se ci sono accordi bilaterali tra gli Stati in questo senso.
Un altro ostacolo che la totalizzazione toglie dalla strada dei lavoratori verso la pensione è la doppia tassazione previdenziale, ossia quella rispettiva ai due Paesi oggetto della totalizzazione. Il requisito fondamentale per ottenere la totalizzazione contributiva sta nel fatto che il lavoratore deve aver versato un tot di anni di contribuzione minimo previsto dallo Stato estero di lavoro. Questo gli garantisce, come abbiamo visto, il diritto di ottenere una pensione unica nel suo Paese di residenza e anche quello di pagare meno tasse.
Inoltre, visto che solitamente la contribuzione estera è più alta di quella italiana, i lavoratori che sfruttano la totalizzazione per andare in pensione riescono anche ad ottenere una pensione più alta. Insomma, per chi ha lavorato all’estero e ha accumulato tanti anni di contributi, la totalizzazione è sicuramente lo strumento migliore da sfruttare per andare in pensione in Italia, su tutti i fronti.