Può essere molto pericoloso riutilizzare l’olio della frittura, non farlo mai: ecco a cosa potresti andare incontro, attento.
Un recente studio ha affermato che riutilizzare l’olio della frittura può essere molto pericoloso per la nostra salute, e può provocare disturbi neurologici. Ecco il perchè di questo effetto collaterale dell’olio della frittura usato più e più volte.
Riutilizzare l’olio della frittura
Nell’epoca del riciclo che stiamo vivendo, diventa sempre più all’ordine del giorno pensare a ridurre gli sprechi e a riciclare quanto più possibile. Questo è sicuramente un dato confortante, e l’attenzione verso la sostenibilità ambientale sta finalmente entrando nelle case di tutti. C’è un caso però in cui riutilizzare qualcosa fa molto male, ed è preferibile usare il secchio della spazzatura invece di riciclare. Si tratta dell’olio della frittura, che non deve essere riutilizzato per nessun motivo al mondo, quanto meno per scopi alimentari.
A dirlo è uno studio recente, che ha individuato nel riutilizzo dell’olio fritto una delle cause dello sviluppo di disturbi neurologici nei topi. Ad essere nocive sarebbero delle sostanze rilasciate durante il processo di riscaldamento dell’olio fritto già usato in precedenza. Non si tratta del primo segnale di allarme, perchè in realtà già medici e nutrizionisti ne sconsigliavano l’utilizzo ripetuto, ma ora come si suol dire “carta canta”.
Perchè fa male alla salute
La causa principale della pericolosità dell’olio fritto sfruttato a più riprese è la distruzione degli antiossidanti naturali e di altre sostanze benefiche contenute negli alimenti, proprio per mano dell’olio usato. Scaldare l’olio fritto inoltre aggiunge acidi grassi trans, perossidi e altri composti nocivi, tra cui l’acroleina è la peggiore. Si tratta di un composto deleterio per il fegato che ha un’azione immunodepressiva e proprietà cancerogene. Altre malattie a cui è associata l’acroleina sono l’arteriosclerosi e gravi condizioni cardiovascolari.
Per giungere a queste conclusioni sono stati portati avanti test sui ratti, che per un mese intero sono stati alimentati con 5 diete differenti, che andavano dal consumo di cibo normale a quello con l’aggiunta di olio di sesamo e di girasole riscaldato e non. Alla fine del mese i ratti che avevano mangiato oli riscaldati avevano enzimi epatici molto elevati, così come il colesterolo, infiammazione e danni nella struttura cellulare del colon. Tutte queste condizioni hanno alterato il metabolismo dei lipidi nel fegato e compromesso il trasporto di omega-3 al cervello, il che è sfociato nella neurodegenerazione. Il danno è stato riscontrato anche nei figli dei ratti che avevano consumato l’olio riscaldato.
Ovviamente i risultati dovranno trovare conferma in trial clinici appositi, ma è già evidente la pericolosità di questa pratica!