Aumentano i contagi per la variante “Eris” in Italia. Ecco quali sono i sintomi e come proteggersi dal contagio.
In Italia attualmente, la variante COVID più diffusa si chiama “Eris”, e stando al bollettino settimanale sul monitoraggio di Covid-19 diffuso lo scorso 22 settembre dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, la “predominanza di sequenze riconducibili a EG.5 (Eris) arriva al 34,2%”.
Secondo dei recenti studi sperimentali inoltre, la variante Eris sarebbe anche la più resistente agli anticorpi. Viene da chiedersi quindi se Eris sia solo più contagiosa delle altre varianti, o anche più pericolosa. Ecco tutta la verità.
La variante Eris fa parte della stessa famiglia della variante Omicron e “discende” dalla variante Omicron XBB. Nonostante il suo rischio per la salute pubblica sia stato valutato come “basso”, ad agosto l’Oragnizzazione mondiale della Sanità (OMS) aveva classificato Eris una “variante di interesse”, ossia una variante da tenere sotto osservazione.
Come già anticipato, Eris sembra essere più resistente agli anticorpi, di conseguenza sfugge più facilmente alle difese generate sia dalle precedenti infezioni che dai vaccini. Questo è dovuto a una mutazione denominata F456L, avvenuta a livello della proteina Spike del virus.
Stando a quanto riportato finora, chi contrae la variante Eris manifesta sintomi simili a quelli delle precedenti varianti Omicron, ossia disturbi delle vie respiratorie, mal di gola, tosse secca, congestione nasale, mal di testa, affaticamento e dolori muscolari. Quindi, dato che Eris sembra essere più resistente ai vaccini e agli anticorpi, come ci si può proteggere?
I dati disponibili ad oggi mostrano che i vaccini di nuova formulazione basati su anticorpi neutralizzanti anti XBB.1.5 stanno dando una buona risposta anche contro Eris. Questi vaccini, già approvati dall’Unione Europea, saranno disponibili in Italia a partire da ottobre. A quanto sembra, proteggeranno anche dai ceppi circolanti, tra cui Eris.
Emer Cooke, direttrice dell’Ema, ha specificato che “la pandemia è superata, ma il virus è ancora una minaccia per i soggetti a rischio, quindi persone con più di 65 anni, quelle con condizioni di salute precarie e le donne incinte devono vaccinarsi”.
In linea generale, a doversi proteggere maggiormente sono i soggetti considerati più fragili, quindi anziani, persone già infette da altre malattie e donne in stato di attesa. Il metodo protettivo più efficace rimane il vaccino, ma anche indossare la mascherina quando si frequentano i luoghi pubblici e molto affollati può aiutare a prevenire il contagio.
Si ricorda inoltre, in caso di contrazione del virus, di rimanere a casa per non rischiare di contagiare altre persone.