La settimana corta in Italia potrebbe diventare realtà: ecco le ultime proposte di legge da parte dell’opposizione.
In Europa e nel mondo sono sempre di più le aziende che adottano la settimana lavorativa corta, e questo nuovo metodo di vivere il lavoro sembra avere solo benefici. Che sia arrivato anche per l’Italia il momento di parlarne? Sembra di sì, e lo si fa con le nuove proposte di legge dell’opposizione.
In Italia si sta finalmente iniziando a parlare di settimana lavorativa corta in termini concreti, e nello specifico in Parlamento la discussione sarà intavolata con l’esame delle proposte di legge delle opposizioni. Sono diverse le opzioni di cui si dovrà discutere, e ognuna proviene da un ramo diverso dell’opposizione, ma hanno tutte in comune il concetto che lavorare meno, ma meglio, può non solo aumentare la produttività delle aziende, ma anche migliorare considerevolmente la qualità di vita dei lavoratori, che così facendo riuscirebbero ad avere un maggiore equilibrio nella gestione di lavoro e vita privata.
Infatti i modelli esteri (soprattutto inglesi) ci insegnano che diminuire di un giorno la settimana lavorativa, mantenendo la paga inalterata oppure diminuendola di poco, si traduce in una maggiore soddisfazione lavorativa sia dei dipendenti che dei datori di lavoro. Concentrando le ore di lavoro infatti si riesce a produrre di più e parallelamente a vivere meglio al di fuori del lavoro, trovando finalmente il giusto tempo per dedicarsi alla famiglia, agli hobby e agli interessi che esulano dall’attività lavorativa. I lavoratori che hanno provato la settimana corta si sono detti pienamente soddisfatti, così come i datori di lavoro, quindi perchè non provarla anche qui? Ecco le proposte in ballo.
La prima proposta viene da Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra, che propone una riduzione dell’orario di lavoro a 34 ore settimanali a parità di salario, incentivando i datori di lavori che diminuiscono di almeno il 10% l’orario settimanale con un Fondo di incentivazione a loro destinato. La proposta di Giuseppe Conte invece richiede sostanzialmente la stessa cosa, ma con le ore ridotte fino ad un massimo di 32 e un esonero contributivo per i datori di lavoro per i primi tre anni, nel limite di 8.000 euro annui, in via sperimentale.
Infine, da Elly Schlein e Arturo Scotto, del Partito Democratico, arriva la proposta di definire i nuovi modelli organizzativi e produttivi nel nostro Paese impostando la settimana lavorativa su 4 giorni, con un incentivo che va a coprire il 30% dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro ai propri dipendenti, anche questo in via sperimentale. Insomma, le proposte sul banco del Parlamento sono diverse e ognuna promuove un modello di lavoro diverso da quello a cui siamo stati abituati finora, e già il fatto che se ne parli fa intravedere uno spiraglio di speranza. Non ci resta che attendere l’esame delle proposte e vedere cosa ne risulterà.