Il Ticket Naspi è un corrispettivo che il dipendente riceve dopo il licenziamento, ma attento a questi errori o non lo prendi.
Quando un rapporto di lavoro finisce e la colpa non è del dipendente, il datore di lavoro è tenuto a versargli il Ticket Naspi, un vero e proprio ticket di licenziamento, ma non è una misura automatica. Infatti, basta commettere degli errori per non prenderlo e perdere soldi.
Ticket Naspi
Il Ticket Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’impiego) è un contributo che il datore di lavoro versa al proprio dipendente dopo il licenziamento di quest’ultimo. Si tratta di un ticket di licenziamento che spetta al dipendente se il rapporto di lavoro viene interrotto per cause non imputabili al lavoratore. Per questo non si tratta di una misura che scatta in automatico, ma affinché il lavoratore lo riceva devono sussistere determinate situazioni. Per esempio, se il lavoratore si licenzia senza giusta causa, non ci sono le condizioni necessarie per dargli diritto alla prestazione.
Questo contributo di recesso nasce proprio con l’intento di risarcire e tutelare i lavoratori dipendenti dai licenziamenti generici, ma anche se questi si dimettono per giusta causa. Infatti se il rapporto di lavoro si interrompe per cause estranee alla volontà del dipendente e non per sua colpa, questi ha diritto ad una sorta di risarcimento per essere rimasto senza lavoro. Il Ticket Naspi viene calcolato in funzione del 41% del massimale mensile della Naspi per dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Nel 2024 il massimale è di 1.550,42, e viene adeguato annualmente dall’INPS. Oltre a questo, per il calcolo si prendono in considerazione anche dei massimali mensili e altri elementi del contratto di lavoro.
Errori da evitare
Il primo errore da evitare è quello di riferirsi a una vecchia somma, perchè l’intero calcolo non sarebbe valido. Poi si deve fare attenzione al computo dell’anzianità aziendale, e a tal riguardo l’INPS spiega che per il calcolo non si tiene conto del congedo per maternità o dei periodi di aspettativa non retribuita. Infine, se il dipendente è stato assunto da un nuovo datore di lavoro a seguito di un’operazione societaria, viene conteggiato come tempo utile anche l’anzianità aziendale del rapporto precedente con la società cedente.
Riguardo i licenziamenti collettivi, il ticket Naspi è valido, e a dirlo è proprio l’INPS, che però specifica che sono previste determinate disposizioni normative da rispettare. Al contrario, il Ticket non è dovuto quando il lavoratore si dimette volontariamente (quindi quando il codice del tipo di cessazione è identificato con il codice 1B).
Visto che moltissime aziende hanno corrisposto importi sbagliati ai propri dipendenti, c’è ancora modo di regolarizzare tutte le singole situazioni, e per farlo sul sito dell’INPS sono presenti tutti i dati per saldare i periodi di paga già scaduti. Calcolare correttamente il Ticket Naspi è di fondamentale importanza, perchè se non lo si fa correttamente si rischia di perdere tantissimi soldi.