La manovra di Bilancio è stata approvata, ma manca il testo definitivo: l’esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti di sei o sette punti in base al reddito verrà riconosciuto senza effetti sulla tredicesima.
Nel 2024 si conferma il taglio del cuneo contributivo, come auspicato dalla premier Meloni e l’esonero dei contributi viene riconosciuto “senza effetti sul rateo di tredicesima”. Il taglio della quota dei contributi pensionistici rimane pari a sette punti percentuali per chi ha una retribuzione imponibile sotto i 25.000 euro all’anno e pari a sei punti percentuali fino a 35.000 euro al netto della tredicesima mensilità. La tredicesima del mese di dicembre 2023 beneficerà del taglio contributivo di due o tre punti percentuali. Oltre al taglio del cuneo fiscale, i lavoratori dipendenti che guadagnano almeno 28mila euro potranno beneficiare del risparmio dell’aliquota Irpef.
La riforma sulle tredicesime mensilità
Il governo Meloni riconferma quanto stabilito con il decreto Lavoro del mese di maggio, che prevedeva un taglio del cuneo contributivo di quattro punti percentuali per i redditi di importo inferiore ai 35.000 euro. Lo sgravio previsto dal precedente governo Draghi copriva anche la tredicesima mensilità.
Il decreto Lavoro ha escluso la tredicesima dal taglio del cuneo fiscale. L’esecutivo guidato dalla Premier Meloni ha deciso di escludere dalla tredicesima mensilità del 2024 il taglio del cuneo fiscale. Una platea di quasi 14 milioni di dipendenti privati e pubblici potrà beneficiare di buste paga più ricche: fino a 100 euro in più al mese tranne quella tredicesima mensilità.
Come cambiano le buste paga nel 2024?
Con l’approvazione della Manovra di Bilancio gli incrementi degli stipendi nel 2024 per il taglio del cuneo contributivo e la revisione delle aliquote Irpef sono da intendersi al lordo. Gli aumenti degli stipendi sono dovuti al taglio del cuneo contributivo fino a sette punti percentuali.
Con la revisione delle aliquote Irpef 2024 vengono accorpati i primi due scaglioni di reddito: il primo con aliquota al 23% per i redditi fino a 15mila euro ed il secondo con aliquota al 25% per redditi tra 15mila e 28mila euro lordi all’anno. La revisione fiscale fissa l’aliquota del 23% per i redditi da 8.500 euro e fino a 28.000 euro. Tale novità si traduce nel risparmio di centinaia di euro all’anno per chi ha redditi tra 15.000 euro e i 28.000 euro.