Nel 2013 un’opera dell’artista Rutilio Manetti è stata rubata: ecco la vicenda che vede Vittorio Sgarbi indagato per autoriciclaggio.
L’indagine per il reato di autoriciclaggio di beni culturali a carico di Vittorio Sgarbi riguarda il misterioso furto di un dipinto dell’artista Rutilio Manetti, che nel 2013 è sparito per ricomparire nel 2021 come “inedito” del sottosegretario Sgarbi. Ecco cosa è successo.
E’ il 2013 e dal Castello di Buriasco, in Piemonte, viene denunciato il furto di un’opera. Nello specifico si tratta del dipinto dell’artista Rutilio Manetti chiamato “La cattura di San Pietro”. Nonostante le autorità abbiano provato a risalire al colpevole del furto però, questi non è mai stato individuato. Passano 8 anni, e si arriva al 2021, quando misteriosamente questo dipinto riappare, e lo fa a Lucca, nel mese di dicembre, come “inedito” di proprietà di Vittorio Sgarbi.
Questa la vicenda alla base dell’indagine che si sta svolgendo sul sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi: è indagato per autoriciclaggio di beni culturali, reato previsto all’articolo 518-septies del codice penale. A confermarlo è il Procuratore di Macerata Giovanni Fabrizio Narbone. Vediamo cosa sta succedendo e come ha reagito Vittorio Sgarbi.
La reazione di Vittorio Sgarbi, come era prevedibile, non si è fatta attendere, e il sottosegretario ha affermato che questa è “un’attività diffamatoria, il sospetto è la loro arma, la mia sono le indagini inequivocabili fatte sul dipinto”. Riferendosi all’inchiesta aperta a suo tempo dal quotidiano diretto da Marco Travaglio e dalla trasmissione “Report”, Sgarbi dice che “le inchieste le fa la magistratura, alla quale sola, davanti all’evidenza dei fatti, corrotta da due giornalisti, sono pronto a rispondere”.
Quando al sottosegretario alla Cultura è stato chiesto se a causa di questa vicenda abbia intenzione di dimettersi, la sua risposta è stata negativa, e molto ferma. Per legittimare la sua proprietà sul quadro, in un intervento fatto pochi giorni fa a “Quarta Repubblica”, Sgarbi dice che “i quadri sono due: quel quadro rubato viene descritto dalla sovrintendenza come una riproduzione, brutta copia dell’originale che stava in Vaticano, quello trovato da me in una villa è l’originale”.
L’inchiesta di Report e Fatto Quotidiano parla anche di una “fabbrica dei cloni”, ossia un laboratorio situato nella zona industriale di Correggio, dove il critico d’arte portava avanti la realizzazione di cloni delle opere d’arte originali. Proprio in riferimento a questo, i carabinieri hanno interrogato sia il restauratore che i titolari dell’impresa di Correggio, trasmettendo poi il fascicolo alla procura di Macerata, dove Vittorio Sgarbi ha il suo domicilio.
Se all’accusa di autoriciclaggio di beni culturali venisse aggiunta anche l’aggravante dell’associazione, per il sottosegretario le cose si metterebbero male, poichè l’ipotesi di reato principale potrebbe estendersi a contraffazione, ricettazione di opere d’arte e truffa. Il Movimento 5 stelle chiede a Giorgia Meloni e al Ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano di intraprendere azioni celeri e concrete riguardo questo caso, che rappresenta un “unicum a livello mondiale”.
Da parte sua, Vittorio Sgarbi replica che si dimetterà solamente se a deciderlo sarà l’Antitrust, e “non sulla base di inchieste giornalistiche basate sulla retorica”.